Psicologia del Suono

PSICOLOGIA DEL SUONO OVVERO INDUZIONE DEL RILASSAMENTO IN ODONTOSTOMATOLOGIA

“U.S.S.L.” Unità Locale Socio-Sanitaria n° 13
Regione Veneto
Presidio Ospedaliero
Stabilimento di Montebelluna
Servizio Autonomo di Odontostomatologia
Primario Dott G. De Polo
G. De Polo, A. Grollo, M. Favaretto 

Fin dalla nascita ogni essere vive, cresce, si evolve in un ambiente costituito da suoni e da rumori dal quale gli è impossibile separarsi; in tale contesto la musica si inserisce nella vita dell’uomo come mezzo di comunicazione non verbale.
La neuropsicologia riconosce nel ritmo musicale la capacità di stimolare il sistema limbico dove avviene l’integrazione emotivo-istintivo-comportamentale con il suono.
Il sistema limbico ha strette connessioni con l’ipotalamo, attraverso il quale regola i ritmi biologici fondamentali, come temperatura, attività corticosurrenalica, escrezione renale di Na e K, ciclo sonno veglia, e quelle funzioni ritmiche basilari e necessarie che sono l’attività cardiaca e respiratoria (Carrozzini)
Studi a tale proposito iniziarono già nell’800 ma è verso la fine dello scorso secolo che veniva pubblicato da Lieckental il primo trattato di musicoterapia moderna.
Da allora numerosi studi evidenziarono gli effetti fisiologici e psicologici che la musica produce sopratutto a livello nervoso; già Tarckanoff nel 1894 notò che la musica provoca sensibili cambiamenti sull’attività muscolare ed essendo questa legata a quella respiratoria, egli ipotizzò che il suono musicale esercitasse un’influenza sull’intensità dell’ossigenazione tessutale. Altri dati in letteratura evidenziarono una correlazione tra stimolazione acustica ed effetti psicologici, che si traducevano in modificazioni comportamentali di tipo emotivo e cognitivo: ascoltando due brani genericamente definiti uno come brillante e l’altro distensivo, si notava che il primo determinava un aumento della frequenza del battito cardiaco, mentre l’altro esplicava un’azione sedativa sull’apparato cardiocircolatorio (Harrer).
Per quanto riguarda l’apparato respiratorio, si poté osservare che la musica ha un effetto stimolante se vivace, di diminuzione della frequenza respiratoria se distensiva;furono inoltre eseguiti esperimenti il cui esito dimostrò le possibilità di indurre il sonno facendo ascoltare al soggetto una melodia musicale distensiva il cui ritmo corrispondeva a quello del respiro umano. Questa metodica veniva impiegata nell’insonnia e poteva favorire l’effetto dell’anestesia riducendo in tal modo al minimo le dosi di anestetico necessarie nei piccoli interventi come quelli odontoiatrici (Luban-Ploza).
Interessante è anche il lavoro di Zimny e Windenfeller, i quali evidenziarono che ascoltando brani musicali considerati eccitanti si verificava una riduzione della resistenza elettrica cutanea, invece ascoltando un brano lento si aveva aumento della stessa e quindi una diminuzione del riflesso psicogalvanico.
Ancora Pisani ed al. sperimentarono che la musica lente riduceva la durata dell’impulso elettrico, mentre quella allegra ripristinava i valori normali.

L’impiego e l’utilizzo della musicoterapia è stato ampio e differenziato: anche attualmente si sono riscontrati orientamenti eterogenei.
Secondo Carrozzini questi si possono riassumere in tre diversi e fondamentali livelli: ricreativo, educativo, clinico.
La musica proposta a livello ricreativo ha come unico obiettivo il divertimento. Non è quindi richiesta la partecipazione di nessun esperto particolare, inoltre poiché è una musica d’ascolto, non richiede ai partecipanti alcuno sforzo.
In genere il semplice abbandonarsi ad essa consente in chi l’ascolta di vivere il momento in modo più piacevole e distensivo.
I secondo livello è quello clinico, il quale a sua volta è suddividibile in musicoterapia attiva e musicoterapia d’ascolto o ricettiva.
La musicoterapia attiva viene normalmente proposta a persone che presentano disturbi della sfera psichico-somatica poiché produce effetti sia a livello fisico che mentale.
Tra i disturbi in questione vi sono l’autismo, le insufficienze mentali, le psicosi, le personalità paranoidi, le gravi depressioni.
La musicoterapia attiva viene proposta da insegnanti di musica, adeguatamente preparati anche da un punto di vista psicologico, i quali insegnano l’uso di vari strumenti che possono venire anche modificati ed adattati alle esigenze fisiche dei singoli.
La musica aiuta i pazienti ad assumere un atteggiamento più equilibrato nei confronti delle malattie e delle somatizzazioni, stimolandone le facoltà mentali.
La musicoterapia d’ascolto, che più da vicino interessa il campo odontoiatrico, si indirizza al settore d’applicazione delle nevrosi e di tutte quelle affezioni psicogene i cui sintomi sono l’espressione simbolica di un conflitto psichico che ha le sue radici nella storia infantile del soggetto (specie durante la fase orale) e costituisce un compromesso tra il desiderio e la difesa (Laplance e Pontialis).
La musicoterapia d’ascolto può avere molti risvolti positivi che si possono sintetizzare in due punti fondamentali: rinforzo dell’Io e autorealizzazione (Carrozzini).
Riportiamo qui una descrizione degli effetti musicali sulla psiche, tratta dalla “guida nei misteri della Suono- Musicoterapia” Massara, L’Ariete ed.
Si ritiene che il linguaggio musicale, proprio perché va oltre la parola e colpisce i sentimenti e le emozioni, sia molto utile poiché favorisce una normalizzazione di una situazione ansiogena e difficile senza richiedere l’intervento della volontà come invece accade nella psicoterapia.
Quanto fin qui esposto fa capire come sia impegnativo proporre una musica piacevole all’ascolto, ma sopratutto utile per raggiungere una riarmonizzazione della personalità, sopratutto in correlazione a situazioni avvertite come ansiogene. Sappiamo per esempio che la musica è stata impiegata come coadiuvante di trattamenti anestetici (Clutton e Broch) e per facilitare il parto indolore (Burt e Korn).

            
ROCK- RHYTM’ N BLUES Eccitante, deconcentra, riduce l’angoscia
JAZZ Stimolante, eccitante (specialmente le gambe). Aumenta l’ottimismo e (a volte) l’aggressività.
MUSICA DA BALLO (VALZER, SAMBA, FLAMENCO, LAMBADA, ECC),                 MARCE Stimolante, eccitante, a volte erotizzante. Aumenta la vivacità del tono degli arti inferiori
MUSICA POP “URLATA” Disinibente, liberatoria, stimola la libertà dei movimenti  e la comunicazione gestuale e spontanea
I CONCERTI ASCOLTATI IN DIRETTA, DAL “VIVO” Aumentano la partecipazione emotiva.
“LA NOTTE” DI VIVALDI E TUTTE LE CONPOSIZIONE DI BACH Distensiva, Compatte l’insonnia e riduce sensibilmente le  tensioni emotive.
“WACHET AUF, RUNFT UNS DIE STIMME“ N. 140 BWV 140, DI J. S. BACH Effetto stabilizzante sulla postura e facilita la deambulazione  nei pazienti affetti da morbo di Parkinson. Facilita la calma ed il rilassamento.
CANTI DI UCCELLI Migliora la concentrazione e l’attenzione. Aumenta la serenità.
“LA BELLA ADDORMENTATA NEL BOSCO” DI CIAKOVSHIJ Stimolante. Aumenta l’intraprendenza ed il desiderio di camminare, danzare o correre.
“BOLERO” DI RAVEL Eccitante. Può provocare isterismo, depressione, stati confusionali.
“NONA SINFONIA” DI MAHLER Insicurezza, angoscia. A volte lacerante tenerezza o estasi.
“MARCIA FUNEBRE” DI CHOPIN Senz’altro deprimente. Oppure aumenta il malumore/pessimismo
“CANTO DI PRIMAVERA” DI MENDLESSOHN Allenta le tensioni nervose e l’ansia repressa.Facilita l’estroversatilità e l’ottimismo.
“MEDICAL SOUND” (SUONI NATURALI MESCOLATI A MUSICALITA’ PRIMITIVE    ED INTEGRATI DA VARIAZIONI ELETTRONICHE) Rasserenante. In certi casi facilita il relax e produce il desiderio di movimenti del corpo. Può ridurre la rigidità e il dolore di molte reumopatie. Facilita il sonno.