Rilassamento mediante musica in odontoiatria

RILASSAMENTO MEDIANTE MUSICA IN ODONTOIATRIA

"ULSS 8, Regione Veneto,
Presidio Ospedaliero,
Stabilimento di Montebelluna,
Servizio Autonomo di Odontostomatologia,
Primario professor G. De Polo."
Giuliano De Polo, Alberto Grollo, Ludovica Peruzzi

E'stato ampiamente riconosciuto che ciò che percepiamo con l’udito, dai rumori, spesso fastidiosi, della civiltà a quelli della natura fino alla musica, provoca in noi variazioni sia a livello psicologico sia a livello della fisiologia delle diverse funzioni vegetative. Infatti, le esperienze mu-sicali, percettive ed emozionali, sono in grado di determinare variazioni di pressione sanguinea, fre-quenza cardiaca, frequenza respiratoria, attività elettro-encefalografica, tensione dei muscoli volontari: tali variazioni rappresentano il riflesso dei processi fi-siologici sul sistema vegetativo16. Questa rispo-sta vegetativa dipende da molti fattori: età, sesso, tipo di vita, stato di salute, eventuale stato di stan-chezza, reattività emoziona-le del momento, eventuale assunzione di alcol, caffè e droghe, atteggiamento nei confronti della musica, in generale, o di un brano, in particolare. Allo stesso modo, la musica determina variazioni fisiologiche se percepita a livello inco-sciente o subliminale3; si possono citare diversi esempi: gli esperimenti sul sonno, le colonne sonore dei film o la cosiddetta musica “funzionale” fatta ascoltare nelle fabbriche.

Se, durate gli interventi odontoiatrici, si propone al paziente l‘ascolto di alcuni brani musicali, scelti in modo appropriato, può essere facilmente indotto un certo grado di rilassamento, tale da rendere meno stressante la seduta odontoiatrica

Le onde sonore, una volta recepite dall’orecchio esterno, attraverso la membrana timpanica penetrano nell’orecchio medio e quindi nell’orecchio interno, ove è situata la coclea, i cui ricettori formano delle si-napsi con l’VIII nervo cranico. La fibre procedono verso il nucleo cocleare del tronco cerebrale; una parte di esse poi si dirige vero la corteccia cerebrale contro-laterale (dove vi sono le connessioni della coscienza e della subliminazione della musica), uditiva, facendo tappa nel corpo genicolato.

Altre fibre si dirigono al sistema limbico dove av-viene l’integrazione emotivo–istintivo–comportamentale con il suono. Il sistema limbico ha strette connes-sioni con l’ipotalamo, il quale regola le funzioni biologiche fondamentali, come temperatura, attività cortico–surrenalica, ciclo sonno–veglia, attività car-diaca e respiratoria12: in merito a quest’ultima funzione, per esempio, ricordiamo che casi d’insonnia sono stati curati facendo ascoltare musiche con ritmi uguali a quello respiratorio10. Fin dall’anti-chità sono stati attribuiti, più o meno ragionevol-mente e coerentemente, poteri terapeutici alla musica4. Si rammenta che a Catone ricordava un motivo specifico per la cura degli stappi muscolari, Aureliano già usava la musica nella cura della follia.

Nel 1632 Robert Burton diceva: “molti uomini diventano piacevolmente melanconici nell’ascolto della musica che è il rimedio più gradevole per le loro pene, paure, tristezze. Elimina le preoccupazioni e li rende immediatamente tranquilli”14. Harrer, nel-l’Ottocento, asseriva che i suoni diversi potevano ottenere modificazioni comportamentali e fisio-logiche: il brano brillante induceva aumento della frequenza cardiaca, mentre quello distensivo un’azione sedativa sull’apparato cardiocircolatorio11. 

Entrando nello specifico della presente ricerca , si è potuto dimostrare che un certo tipo di musica può condizionare lo stato di emotività dell’individuo.
E’ chiaro che una seduta odontoiatrica, in genere, crea nel paziente quello stato d’animo che viene comunemente definito ansia 1. Questo stato di malessere e apprensione ha cause consce, come l’effettiva paura del dolore, e inconsce, in quanto il cavo orale riveste una fon-damentale importanza sim-bolica6, e l’intervento sui denti corrisponde ad un attentato metaforico della propria forza fisica e psichica2. Di conseguenza il dentista viene visto come una specie di “cattivo” e di “aggressore”5.
Gli stati d’ansia sono, come è noto, ampiamente cor-relati al sistema vegetativo e le sue manifestazioni attivate dal sistema orto-simpatico.
I processi fisiologici implicati negli stati d’ansia sono esattamente sovrap-ponibili a quelli presentati nella tabella 1.
Appare quindi chiaro, dati gli intimi rapporti tra ipotalamo e sistema vege-tativo, che se questi parametri sono alterati dall’ansia, questi stessi possono essere modulati dall’ascolto di una musica appropriata, che tra l’altro determina un’increzione di endorfine7. Resta da de-finire il significato di musica appropriata.
Il concetto di musica “gradevole” o “rilassante” è molto soggettivo, anche perché un brano particolare può stimolare nell’animo umano risposte molto diverse, a volte contrastanti, a seconda delle esperienze vissute da chi le ascolta e di cosa queste esperienze evocano in lui.
La finalità di questo test è stata proprio quella di verificare se la musica da noi appositamente composta e prodotta poteva deter-minare nei pazienti uno stato di relativo rilas-samento, verificato nella diminuzione dei parametri elencati in tabella 1, nei confronti di interventi ana-loghi sugli stessi pazienti operati in assenza di tale musica.
In un lavoro sul rilassamento in odontoiatria sono stati realizzati test nei quali i pazienti, sottoposti all’ascolto di musica ap-positamente studiata, sia in sala d’aspetto sia alla poltrona, rispondevano a un questionario nel quale ve-nivano richieste le impressioni ricavate da tale ascolto. I risultati furono molto positivi e inco-raggianti; in sintesi, una media del 90% giudicò gradevole e rilassante tale musica e chiese di ria-scoltarla nelle sedute se-guenti. L’esito estrema-mente positivo di questi test non ha comunque fatto dimenticare che si trattava di un questionario: l’esi-genza era però quella di valutare alcuni parametri fisiologici, quali le fre-quenze cardiaca e respi-ratoria, le pressioni sistolica e diastolica, per avere un riscontro clinico oggettivo dell’effetto che tali musiche avevano sul paziente.

METODOLOGIA

Sono stati selezionati 45 pazienti 20 maschi e 25 femmine, di età compresa tra i 15 e i 65 anni, che hanno dato il loro consenso per essere analizzati nel presente studio; di questi una parte è stata selezionata e testata presso il Reparto di Odontostomatologia dell’O-spedale di Montebelluna, l’altra è stata presa in esame presso uno studio dentistico privato.
Ciascun paziente, al momento della prima visita, necessitava di cure odontoiatriche tali da essere eseguite per almeno due distinte sedute; pertanto si sono programmati per ciascuna persona due appuntamenti ravvicinati nel tempo e simili per tipo di trattamento (conser-vativo, protesico, chirurgi-co). In occasione della visita e in seguito, durante tutta la raccolta dei dati, nessun paziente è stato messo al corrente della finalità della nostra ricerca né del fatto che la musica ne fosse parte essenziale.
Per ogni soggetto si sono inizialmente rilevati i seguenti quattro parametri a riposo: frequenza cardiaca, frequenza respiratoria, pressione sanguinea massima e minima.