Esperienze di Rilassamento

ESPERIENZE DI RILASSAMENTO TRAMITE MUSICA NEW AGE IN AMBIENTE CHIRURGICO-ODONTOIATRICO

Qualsiasi elemento in movimento produce una serie di vibrazioni che generano onde sonore: la differenza fra suono e rumore sta nella sequenza più o meno ordinata di tali onde. Ma la differenza fra suono e rumore può essere in ogni caso verificata in base alla nostra esperienza ed in base alle risposte emotive da essi generate. Non tutti i rumori provocano un senso di fastidio(pensiamo ad esempio ai rumori “d’acqua”: pioggia, ruscello, mare), mentre la musica può provocare una vasta gamma di emozioni che spaziano dall’esaltazione di un rock ad un senso di pace e tranquillità derivanti dall’ascolto di molte composizioni di Bach o Vivaldi o di certa musica new age, dallo stimolo erotico di certi ritmi latini (flamenco, lambada) o del Bolero di Ravel ad un senso di depressione evocata dalla “Nona Sinfonia” di Mahler o dalla”Marcia funebre” di Chopin. 

A questo proposito si potrebbero citare centinaia di considerazioni da parte di filosofi, intellettuali, poeti, musicisti, scienziati che fin dall’antichità si pronunciarono sugli effetti della musica. Da questi presupposti la distanza con la musicoterapica non è poi così lunga. E’ un dato di fatto che la musica cura soprattutto malattie psichiatriche, ma anche alcune forme di sordità (ricordo che alcuni musicoterapeuti fanno sdraiare bambini affetti da sordità sulla coda di un pianoforte in modo che le note musicali “penetrino” attraverso tutto il corpo). In ogni caso il concetto di musica gradevole o rilassante non può che essere soggettivo in quanto ognuno di noi in base a personalità, gusti ed esperienze, può reagire in maniera diversa ad uno stesso brano. Le esperienze musicali percettive ed emozionali possono determinare variazioni di pressione sanguigna, frequenza cardiaca, frequenza respiratoria, attività elettroencefalografia, tensione dei muscoli volontari rappresentando il riflesso dei processi fisiologici sul sistema vegetativo. Questa risposta vegetativa dipende da molti fattori: età, sesso, tipo di vita, stato di salute, eventuale stato di stanchezza, reattività emozionale del momento, eventuale assunzione di alcool, caffè e droghe, atteggiamento che abbiamo nei confronti della musica in generale o di un brano in particolare. La musica determina anche variazioni se percepita a livello incosciente o subliminale (posso citare come esempi esperimenti sul sonno, le colonne sonore dei film o la cosiddetta musica “funzionale” fatta ascoltare nelle fabbriche o nelle stalle veruna maggiore produzione di latte da parte delle mucche. Vediamo comunque le interrelazioni fra l’ascolto della musica e ciò che succede a livello anatomo –fisiologico e psicologico. 

Le onde sonore vengono veicolate attraverso l’orecchio esterno che ha una forma adatta a recepire le lunghezza d’onda del suono che interessano la nostra vita e il nostro contatto con l’esterno. Altri animali per i quali è importantissimo udire bande di frequenza ultrasonica hanno padiglione a forma di imbuto ed una muscolatura specializzata nella ricezione direzionale dei suoni (ad esempio i pipistrelli). Il suono arriva a stimolare la membrana timpanica, oltre la quale entra nel cavo timpanico (orecchio medio) che è uno spazio pieno d’aria situato nell’osso temporale. Qui sono situati martello, incudine e staffa, dopodiché si entra nell’orecchio interno, costituito dal labirinto osseo, (sede anche del senso dell’equilibrio) da cui parte il nervo acustico detto l’VIII nervo cranico le cui fibre si dirigono in parte verso la corteccia cerebrale ed in parte al sistema limbico, struttura dove avviene l’integrazione emotivo-istintivo-comportamentale con il suono. Il sistema limbico ha strette connessioni con l’ipotalamo il quale regola le funzioni biologiche fondamentali, come temperatura, attività cortico-surrenalica, ciclo sonno-veglia, attività cardiaca e respiratoria. 

Già Harrer nell’800 asseriva che suoni diversi potevano ottenere modificazioni comportamentali e fisiologiche: il brano brillante induceva aumento della frequenza cardiaca mentre quello distensivo un’azione sedativa sull’apparato cardiocircolatorio. Stesso dicasi per l’apparato respiratorio: sono stati addirittura curati casi di insonnia facendo ascoltare musiche con ritmi uguali a quello respiratorio. Quindi fin dall’antichità sono stati attribuiti, più o meno ragionevolmente e coerentemente, poteri terapeutici alla musica. Si rammenta che Catone ricordava nei suoi scritti un motivo specifico per la cura degli strappi muscolari , Aureliano usava la musica per la cura della follia. Nel 1632 Robert Burton affermava: “Molti uomini diventano piacevolmente malinconici nell’ascolto della musica che è il rimedio più gradevole per le loro pene, paure, tristezze. Eliminale preoccupazioni e li rende immediatamente tranquilli”. Si ritiene che il linguaggio musicale, proprio perché va oltre la parola e colpisce i sentimenti, siamolo utile in quanto favorisce normalizzazione di situazioni ansiogene senza richiedere l’intervento della volontà come invece accade nella psicoterapia. 

Quanto fin ora esposto fa capire quanto sia importante proporre una musica che, oltre che piacevole all’ascolto, possa essere soprattutto utile per raggiungere una riarmonizzazione della personalità, soprattutto in occasione di situazioni percepite come ansiogene. Sappiamo per esempio che la musica è stata impiegata come coadiuvante di trattamenti anestetici (Clutton e Broch) e per facilitare il parto indolore (Burt e Korn). Nella nostra esperienza, in particolare abbiamo voluto realizzare brani musicali specificatamente mirati a determinare nel paziente uno stato di rilassamento e benessere e di condizionamento atto a percepire nella maniera migliore stimoli ed interventi esterni quali atti chirurgici in generale ed odontoiatrici in particolare. Premetto che la musicoterapica attuale può curare varie forme di disagio psicologico quali autismi, psicosi, personalità paranoici, depressioni e insonnie, catturando emozioni ed istinti e non come già detto l’intervento della volontà e quindi della corteccia cerebrale. La musica da noi sperimentata non è comunque da considerare “musicoterapia” in senso stretto, in quanto essa deve essere assolutamente personalizzata ed è già di per sè la cura della patologia considerata. 

Al contrario preferisco definire tale musica “funzionale” in quanto determina lo stato di rilassamento voluto per affrontare varie situazioni che creano ansia, come appunto un intervento chirurgico-odontoiatrico. In certa musicoterapia, specie mirata al recupero di forme di nevrosi fobiche, maniacali e di psicosi,sono spesso necessari ritmi lentissimi, melodie ripetitive, lunghezze dilatate, tanto da creare uno stato mentale adatto al training autogeno o all’ipnosi. La mia esperienza mi ha portato invece a sperimentare musica che sia funzionale a ciò che il paziente necessita, cioè si uno stato di rilassamento, ma anche di benessere e buonumore. Per ottenere ciò ho cercato di usare strumenti tipo chitarre classiche ed acustiche, pianoforti, flauti, arpe. Le percussioni sono state usate in modo tale da evitare ritmi sincopati o dispari, ma in grado di creare insieme a tastiere “soft” un tappeto sonoro che potesse ricordare il suono di orchestre con violini.

Abbiamo cercato di evitare altri strumenti tipicamente ansiogeni come sassofono, chitarre elettriche distorte e batterie. Dal punto di vista clinico abbiamo suddiviso l’esperimento in due fasi, una con un questionario consegnato ai pazienti e fatto compilare in base alle sensazioni provate ed un secondo, molto più specifico, che ha monitorato le risposte fisiologiche dei pazienti stessi alla “somministrazione” di tale musica. I risultati, come può essere visto dalle tabelle che seguono, sono stati sorprendenti, in quanto frequenze cardiaca e respiratoria e pressione minima e massima sono diminuite in maniera molto significativa rispetto all’ ascolto durante gli interventi senza l’ascolto di tale musica.